Gli ultimi eventi degli amici del Premio Vincenzoni

Gli ultimi eventi degli amici del Premio Vincenzoni

25 Luglio 2023 Off di Associazione Luciano Vincenzoni

PASQUALE CATALANO

MARCO BISCARINI

articolo scritto da Massimo Privitera. Pubblicato in Cinema

cover luboMarco Biscarini
Lubo (2023)
Ala Bianca
17 brani – Durata: 45’34”



Marco Biscarini firma la colonna sonora per l’ultimo film di Giorgio Diritti, stavolta senza il fido collega Daniele Furlati, con il quale ha co-composto le musiche originali per tutte le opere cinematiche, ad oggi, del regista, sceneggiatore e montatore bolognese (classe 1959), a partire dalla pellicola d’esordio Il vento fa il suo giro (2005), proseguendo con L’uomo che verrà (2009), Un giorno devi andare (2013) e Volevo nascondermi (2020).
Lubo narra dell’individuo che dà il titolo al film, facente parte della terza popolazione nomade europea degli Jenisch, dopo Rom e Sinti, che nell’Inverno del 1939 è costretto suo malgrado ad entrare a far parte dell’esercito svizzero per proteggere i confini da un potenziale attacco germanico, scoprendo però che i suoi due figli, durante il suo servizio militare, sono stati presi dalla polizia e la moglie uccisa mentre faceva resistenza, cercando di proteggerli. Lubo scopre anche che i figli sono stati affidati dalla fondazione Pro Juventute a orfanotrofi e famiglie adottive svizzere come parte del programma nazionale svizzero denominato Kinder der Landstrasse, creato per divellere cultura e tradizioni degli jenisch su ispirazione dei princìpi dell’eugenetica, così portando il protagonista a meditare una vendetta inarrestabile.
Biscarini, con interventi solistici del violino di Francesca Guccione, grande interprete, sperimentatrice e compositrice ella stessa, crea un substrato melodico-climatico dal forte impatto sul girato e al di fuori d’esso, come conferma l’ascolto dell’album digitale che si apre sul brano “Danza Jenisch” per assoli di fisarmonica (Antonio Rimedio) e violino elettrico (Guccione), un motivo danzante di matrice balcanica nelle sue forme primigenie. Si procede con “Lubo Family”, una melodia quasi incorporea, giocata su sintetiche risoluzioni fantasmatiche, col violino tremolante e a tratti gracchiante a farla da padrone. Liricamente pensoso e penoso il successivo “Il piano di Lubo”, con perpetue ondulazioni armoniche violinistiche e synth glassiane che vanno spedite verso il cuore del protagonista e dell’ascoltatore: un adagio tormentato che tormenterebbe i sogni già più inquieti di chiunque soffra. “Echi della montagna” suona, per piano e archi drammaturgicamente avvicendati a sorreggersi l’un gli altri, doloroso e sfuggente. “Glitch barocco” esordisce con una voce alla Bjork fanciullescamente orrorifica con flautandi del violino solo che rende il breve pezzo ancora più straniante e angoscioso. “Dubbi e pensieri” risuona come un reverbero cavo colmo di mesti rimuginamenti emotivi che nel violino della Guccione, voce dell’oltretomba, logora non poco, come il consecutivo “Il volto del figlio” copia e incolla del brano “Glitch barocco”.
Il leitmotiv di “Amanti complici” è rasserenante nella sua fantasiosa armonia spensierata, una specie di valzer giocondo alla Riz Ortolani. “Lola” è una canzone popolare frizzantina e impertinente, dichiarazione d’amore per la donna del titolo, in lingua tedesca. La lunga traccia “Immobile Air” risulta tremebonda, intangibile, con il violino solo che canta una melodia liturgicamente ligetiana a loop, senza speranza, seppur pregna di un amore profondissimo, con quelle voci eteree sullo sfondo che sorgono come provenire da un altro mondo e un battito cardiaco percussivo in crescendo che tormenta e destabilizza: un brano incantatorio e altamente comunicativo. “Adagio sul lago” per piano solista, dall’incedere mestamente bachiano, sì lancinante ma allo stesso tempo salvifico, con il sopraggiungere del violino zigzagante che appare come un suono dell’aldilà risuonante all’infinito nella testa del protagonista e dell’uditore, con tonfi al suo interno come un tuffo al cuore senza fine, è un altro lungo pezzo che lascia a bocca aperta per intensità emozionale. Perdurante e minaccioso è “Piano miniatura”, che nella seconda metà del pezzo rimane sospeso e dubitante. “Echi della montagna – Vocal” ed “Echi della montagna 2” sono tracce che rimbombano ‘lontane’ (il titolo è esemplificativo in questo), ostili, funeree e ineluttabili, quasi un richiamo di appartenenza ad un mondo che non c’è più spazzato via dall’inutilità e crudeltà della guerra, che soltanto il ricordo di momenti sereni può dargli un significato accettabile: brani bellissimi ed evocativi.
“L’indagine di Motti” possiede assonanze intimamente morriconiane nel suo lento cammino elegiaco celestiale, addolorante e dolorifico. “Crystal Eyes”, penultimo brano, si mostra affranto e carico di nostalgie indefinite e strazianti, con uso di vocalizzi ectoplasmatici, violino zigzagante, rumori synth, spezzati a metà da interventi pop/rock disorientanti e improvvisi in un andirivieni compulsivo e urlante vendetta. Termina la score con “Una vita”, sempre a primeggiare violino e fisarmonica come nel brano d’apertura, dove su rumori del film, echizzanti si innestano gli strumenti dapprima per poi venire in primo piano ed esplodere, troncati da una voce fanciullesca che lascia di sasso.      

GIORGIO DIRITTI (già Presidente della Giuria Sezione Soggetti) Lubo, il nuovo film di Giorgio Diritti, a Venezia’80

MARCO BISCARINI (Presidente della giuria Sezione Musica) Lubo, regia di Giorgio Diritti e Musiche di Marco Biscarini, a Venezia ’80

Lubo, il nuovo film di Giorgio Diritti con la colonna sonora realizzata da Marco Biscarini docente di Musica applicata alle immagini in collaborazione con il Conservatorio di Rovigo “Francesco Venezze” – da Il Gazzettino del 28 novembre 2023

È una gioia essere in concorso all’80ª edizione della Mostra internazionale del Cinema di Venezia con “Lubo”, la storia di un nomade, un artista di strada, un uomo che subisce una grande ingiustizia. Un film sul senso dell’educare, sull’amore, su leggi disumane e discriminatorie che generano un male che si espande come una macchia d’olio nella vita di chi le subisce, modificandone il percorso e i valori, producendo dolore, rabbia e violenza, ma nel caso di Lubo, anche la volontà di reagire con un immenso amore per la vita e per i propri figli. (Giorgio Diritti)

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